On line il numero 8/2016 di “Nazioni e Regioni”

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Con l’uscita del numero 8/2016 , disponibile QUI in open access in versione Pdf, “Nazioni e Regioni” compie quattro anni di attività presentando una rivista che utilizza oramai in maniera consolidata il sistema di referaggio doppio esterno anonimo. Inoltre a partire da questo numero due nuovi redattori entrano a far parte del progetto: Carlo Pala e Andrea Rinaldi, ricercatori presso le università di Nuoro e Bergen rispettivamente. La nuova sezione “Dialoghi” presenta l’intervista di Andrea Geniola a Borja de Riquer (Il catalanismo e la Catalogna nella Spagna contemporanea. Un dialogo con Borja de Riquer) mentre la già consolidata sezione “Rassegne e Dibattiti” offre due strumenti di riflessione e dibattito a cura di Marco Perez (A 40 anni da Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg) e Marco Stolfo (Storia e geografia a forma di bandiera. Nazionalismo banale e banalizzazioni nazionaliste). Completano il numero le recensioni dei libri di Jorge Cagiao – Gennaro Ferraiuolo (eds.), El encaje constitucional del derecho a decidir, un enfoque polémico; Sabino Cassese (a cura di), Lezioni sul meridionalismo. Nord e Sud nella storia d’Italia; Santiago De Pablo, La Patria Soñada: Historia del nacionalismo vasco desde sus orígenes hasta la actualidad; Michelangela Di Giacomo – Novella di Nunzio – Annarita Gori – Francesca Zantedeschi (a cura di), Piccole tessere di un grande mosaico. Nuove prospettive dei regional studies; Marta García Carrión, La regió en la pantalla. El cinema i la identitat dels valencians. Il nucleo centrale del numero è rappresentato come sempre dai quattro saggi inediti della sezione “Studi“.

Maurizio Cocco, Dalle bombe alle lambrette. Leo Longanesi e il lungo viaggio del conservatorismo italiano attraverso l’antifascismo. Il saggio è incentrato sulle figure di Leo Longanesi e di un gruppo di intellettuali conservatori che, nel secondo dopoguerra, si ritrovarono nel settimanale Il Borghese. Tutti partecipi, seppure in diverse forme e misure, del ventennio fascista, all’indomani dell’armistizio trovarono difficoltà a orientarsi nel nuovo orizzonte politico. Questo saggio, utilizzando per la maggior parte fonti primarie quali articoli, diari e memorie, approfondisce i temi della patria, della nazione e della famiglia nel discorso pubblico del conservatorismo italiano negli anni di consolidamento del regime repubblicano. Approfondisce, in un contesto privo di partiti dichiaratamente conservatori, il rapporto fra intellettuali conservatori e DC.This essay focuses on Leo Longanesi and a group of conservative intellectuals who all wrote for Il Borghese after the Second World War. All of them were part of the Italian intellectual life during the ventennio fascista, and, after the regime’s fall, were searching for a new political horizon. This paper is based mainly on primary sources (newspaper articles, diaries, memories) and analyzes the themes of nation, family and homeland in the conservative public discourse. It examines in depth the relationship between the aforementioned intellectuals and the Christian Democratic Party, in a political contest which lacked an openly conservative party.

Emmanuel Dalle Mulle, “L’Altro positivo”: un’esplorazione della relazione triangolare tra nazionalismi senza Stato, Stati sovrani ed Europa. La letteratura sull’etnicità e il nazionalismo si è prevalentemente concentrata sulla costruzione sociale dell’Io collettivo per opposizione ad uno o più Altri negativi. Attraverso l’analisi dei discorsi di tre partiti nazionalisti d’Europa occidentale dagli anni Ottanta ad oggi, questo saggio dimostra invece come l’Io collettivo possa relazionarsi anche ad (almeno) un soggetto Altro positivo, rappresentato come un’incarnazione delle proprie virtù, un modello da seguire e/o uno standard al quale equipararsi. Il saggio risponde inoltre alla necessità di fornire nuove riflessioni teoriche ed empiriche sulla relazione triangolare tra stati, nazionalismi senza Stato e integrazione Europea sottolineata da Karolewski e Suszycki (2007). The literature on ethnicity and nationalism so far has focused mainly on how the Self is socially constructed by its opposition to one or more negative Others. Through an analysis of the discourse of three Western European nationalist parties since the 1980s, this essay shows how the collective Self may instead be related also to (at least) another subject, a positive Other, represented as the embodiment of one’s virtues, a model to follow and/or a standard to catch up with. The essay answers the need to provide new theoretical and empirical reflections on the triangular relation between states, stateless nationalisms and European integration underlined by Karolewski and Suszycki (2007).

Alan Le Cloarec, Breiz Atao e il rinnovamento del nazionalismo bretone nel primo dopoguerra. Di tutti i termini legati all’attivismo bretone della prima metà del XX secolo, il nome di Breiz Atao [“Bretagna sempre”] è senza dubbio quello che ha mobilitato di più lo spazio e l’immaginario collettivo. Apparso per la prima volta nel 1919 su una piccola rivista, è diventato nel primo dopoguerra e nella seconda metà del secolo un termine generico che rimanda ai militanti politici bretoni e alle loro idee. Tuttavia lo studio delle differenti organizzazioni che hanno utilizzato questo nome per i loro giornali, così come delle differenti correnti di pensiero politico che si sono espresse nelle sue colonne, invita necessariamente a complicare le analisi su questo tema. Questo titolo rimanda infatti, nel primo dopoguerra, a quattro organizzazioni politiche distinte e tutte con proprie specificità in termini di pensiero politico. Esso fu anche brevemente utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale da militanti bretoni collaborazionisti in polemica con un altro organo nazionalista – anch’esso collaborazionista; ma il nome fu anche utilizzato in maniera sporadica negli anni Cinquanta per delle riviste clandestine, mentre oggigiorno è usato da un sito di estrema destra. Interessarsi alle origini di questo giornale permette di mettere in luce i dibattiti ideologici che hanno accompagnato le evoluzioni di una generazione militante che avrebbe segnato durevolmente la storia di questo movimento, ma i cui primi passi scompaiono spesso nelle analisi riguardanti il seguito del loro percorso. A questo proposito, sarà analizzata la prima grande trasformazione delle idee di Breiz Atao, dal regionalismo al nazionalismo, ampiamente sconosciuta o affrontata solo superficialmente. / Of all the names related to early twentieth-century Breton activism, Breiz Atao [“Brittany Forever”] is doubtless the one which has mobilized the most both the collective imaginary and the public space. Having appeared for the first time in 1919 on a small journal, it became in the post-WWI period a general term to refer to Breton political activists and their ideas. However, a study of the various organizations that used this name for their journals and of the different trends of thought that found expression on its pages urges a more complex analysis of the topic. Such title indeed was related, in the post-WWI period, to four different political organizations, all characterized by their own political thought. The name was also used during WWII by Breton collaborationists to polemize against another nationalist organ which was also a collaborationist one; the name was also sporadically used, though, in the 1950s by some clandestine journals, while today it is used by a far-right website. Looking into the origin of this periodical allows us to shed light on the ideological debates that followed the evolutions of a generation of activists that would mark for long the history if this movement, but whose first steps are often overlooked in the analyses concerning the later course of their political engagement. In this regard, the analysis will focus on the first great transformation of Breiz Atao’s ideas, from regionalism to nationalism, a key moment largely unknown or only superficially dealt with.

Fermí Rubiralta, Il processo di formazione del separatismo catalano nel primo decennio del XX secolo: l’impatto della repressione e l’emergere delle prime istanze indipendentiste a Santiago di Cuba. L’articolo evidenzia l’importanza di due fattori, finora trascurati, nel processo di formazione dell’indipendentismo catalano agli inizi del secolo scorso: da un lato l’influenza decisiva della repressione sullo sviluppo e la caratterizzazione di questo movimento, soprattutto dopo gli eventi di ¡Cu-cut! del novembre 1905; dall’altro l’importante ruolo di un gruppo di catalani residenti a Cuba nell’apparizione, nell’ottobre del 1906, delle prime e più esplicite rivendicazioni a favore dell’indipendenza della Catalogna. This article focuses on the relevance of two underestimated factors in the formation of the Catalan independence movement of at the beginning of last century: on the one hand the decisive influence of repression on the development and the consequent characterization of this movement, especially after the socalled “events of ¡Cu-cut!” in November 1905; on the other, the role of a group of Catalan residents in Cuba on the appearance, in October 1906, of the first and more explicit claims of independence for Catalonia.

 

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