Storia, mito e immaginario della patria euskaldun

El peso de la Identidad

Fernando Molina Aparicio e José Antonio Pérez Pérez, El peso de la identidad: mitos y ritos de la historia vasca, Madrid, Marcial Pons, 2005.

Esiste in Euskadi un conflitto strutturale tra memoria e ricerca storica? Per rispondere a tale domanda e per un generale approfondimento della questione basca, può risultare di grande utilità il testo curato da Fernando Molina Aparicio e Antonio José Pérez Pérez, El peso de la identidad: mitos y ritos de la historia vasca, Madrid, Marcial Pons, 2005.

Un’opera che prende stimolo dai lavori del “Grupo de investigación del sistema universitario vasco de historia política y social del País Vasco contemporáneo” (diretto da Luis Castells) e che si propone di definire, anche attraverso lo specifico progetto di ricerca “El proceso de nacionalización española en el País Vasco contemporáneo (1808-1980): giro local y conflicto nacional”, il discorso nazionalista basco e i miti capaci di generarne il successo.

L’opera collettanea analizza la nazionalizzazione dei Paesi Baschi dalla restaurazione alla transizione, interpretando la selezione di miti e simboli del passato euskaldun. Un lavoro che valorizza un approccio tradizionale della ricerca, posponendo il “giro lingüístico” storiografico a una diversa e più razionale riflessione storica e politica. In questo caso, come si rileva nella prefazione dei Curatori, non era stato adeguatamente studiato il “franquismo sociológico” che ha governato la società basca per oltre quattro decadi, così come l’immaginario basco non centrato nel discorso nazionale e anteriore alla Guerra Civile (e quindi i meccanismi clientelari anteriori e contemporanei alla dittatura franchista o successivi alla transizione).

Una situazione resa più difficile, per gli Autori, dall’uso strumentale della memoria, a detrimento della ricerca storica. In particolare, secondo i C. dell’opera, la memoria costruita nel tempo autonomista avrebbe dotato (ma in modo arbitrale) la frammentata storia dei baschi di “unità narrativa” e significato. La narrativa storica non fu quindi appannaggio, nel caso basco, degli storici; essendo dibattuta sul piano sociologico, antropologico e letterario (un’impostazione multidisciplinare che gli A. considerano maggiormente condizionata dalla volontà politica).

La riflessione storica basca sarebbe pertanto sminuita da una considerazione sentimentale dei fatti, a tratti immatura, a tratti soggetta a logiche editoriali. Un’impostazione interessante, sebbene in parte subordinata a quello stesso sentimentalismo storico di cui si fa oggetto la letteratura basca non universitaria; non considerando la selezione basca dei simboli nazionali come parte di una più generale e universale costruzione identitaria. Tale aspetto non può del resto sminuire il valore di un’opera ragionata e necessaria, capace certamente di soddisfare le aspettative dei lettori.

LaPatriaSoñadaPORTADA

Santiago De Pablo, La Patria Soñada: Historia del nacionalismo vasco desde sus orígenes hasta la actualidad, Madrid, Biblioteca Nueva, 2015.

Il testo di Santiago De Pablo La Patria Soñada. Historia del nacionalismo vasco desde sus orígenes hasta la actualidad, ripercorre le tappe più salienti nella costruzione dell’identità nazionale basca contemporanea. Si tratta di un’opera di sintesi, che pretende divulgare l’evoluzione nazionalista a 16 anni dalla pubblicazione de El Pendulo Patriotico: Historia del Partido Nacionalista Vasco, raccogliendo le novità interpretative emerse negli ulltimi anni.

In questo senso l’Autore che, insieme a Ludger Mees, scrisse uno dei più affermati manuali sul nazionalismo basco, torna a trattare la patria euskaldun in un contesto politico profondamente mutato (che cerca di lasciarsi alle spalle la violenza politica), riconoscendo la rottura rappresentata da Sabino Arana e allo stesso tempo l’esistenza di una precedente identità basca, parallela e speculare a quella spagnola.

Il lettore verrà così introdotto all’interno del mondo nazionalista attraverso un testo agevole e di facile lettura che, prescindendo delle note a piè di pagina, non rinuncia per questo al rigore scientifico della ricerca storica. I riferimenti documentali si possono del resto trovare nella bibliografia finale, arricchita da una filmografia essenziale sulla questione basca.

Anche la letteratura e la filmografia aiutarono a definire infatti l’immaginario collettivo e simbolico del nazionalismo, integrando, come illustrato dal testo, il simbolismo dei Fueros o quello generato attorno alla figura di Sabino Arana.

Sul piano narrativo la storia nazionalista si dispiega dalle origini araniste secondo quel “pendolarismo”, tra autonomismo e indipendentismo, che caratterizzò la strategia più o meno cosciente del nazionalismo basco e del suo referente politico principale; riguardando la vicenda umana e politica di Sabino Arana, l’affermazione del PNV fino alla dittatura di Primo de Rivera, le polemiche interne al mondo nazionalista, la Guerra Civile, l’esilio, la nascita dell’ETA e la difficile transizione post-franchista, rallentata e delegittimata da una persistente e generalizzata violenza politica.

In questo senso, in un contesto non sempre attento agli sviluppi della ricerca (ma dominato da una letteratura storica molto partigiana), tale opera può senza dubbio contrastare un deficit di tipo conoscitivo, ma anche, come opera posteriore all’abbandono delle armi da parte dell’ETA, aiutare a riflettere e comprendere il processo di pace in corso in Euskadi.

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